venerdì 4 febbraio 2011

La Leika “Rossa”

La fotografia moderna nasce col sistema Leica 35mm che di colpo rese arcaici gli ingombranti apparecchi fotografici in uso fino ad allora. Si deve al genio meccanico di Oskar Barnack l'invenzione della piccola e maneggevole fotocamera a 35 mm che rivoluzionò il mondo della fotografia aprendo a impensati sviluppi sul piano professionale, favorendo la nascita della professione di fotoreporter così come la intendiamo ancor oggi, e su quello familiare. Affermatosi l'originale, subito nacquero le copie e i primi contraffattori furono sovietici e polacchi. Anche così, con la visiera volta al sol de l'avvenir, il Soviet la metteva in quel posto all'occidente capitalista il cui imminente tramonto assiduamente celebrava al grido di “Zdorov'e!”, nell'ebbrezza di conseguire gli obiettivi di consumo di vodka luminosamente tracciati dai piani quinquennali della Nep. Vodka, grano e carbone erano le prime fra le materie prime sovietiche: del carbone se n'occupava ufficialmente Aleksej Grigor'evič Stachanov, il grano lo mietevano i kolchoziani (prima di essere mietuti pure loro dalla grande falce), il popolo remigava sulla vodka. Il fenomeno delle copie Leica è iniziato negli anni Trenta, utilizzando come base le macchine sovietiche FED e Zorkj. Le patacche bolsceviche sono state sempre considerate le prime fotocamere replica della creatura di Barnack, apparecchi che hanno utilizzato di solito come prototipo la Leica II, copiandola in modo spudorato, strafottendosene di ogni tutela dei brevetti Leitz, arrivando a incidere a fianco del marchio Leica fregi militari nazisti (Luftwaffe, etc.) con l'unico scopo di truffare ingenui compratori, collezionisti sprovveduti che rincorrevano il colpo grosso acquistando apparecchi senza storia dalle improbabili livree in pelle azzurra, dai riflessi ottonati o nerobruniti, marchiati da croci uncinate o da coppie di “s” minacciosamente spigolose.

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