Caro
Bruno,
ho
appena finito di leggere i tuoi "racconti" di Tarabàcli.
Li chiamo racconti ma non sono racconti, mi pare, ma frammenti di
memoria personale che consegni a chi viene dopo, cioè, credo, tua
figlia!
Devo
dire che mi hanno lentamente appassionato. Intanto perché affondano
a piene mani in un immaginario che è anche il mio, dal flit alla
Siberia. Ma soprattutto perché invidio loro la leggerezza con la
quale l'autore (tu) tratta la materia delicata del proprio bagaglio
di curiosità e miti.
Ti
vedo muoverti con destrezza in questa cristalliera che il tempo
presente rende ogni giorni più delicata, in pericolo.
Ecco,
se devo dire, mi è piaciuto soprattutto la sicurezza con la quale
maneggi i tuoi ricordi perché siano non solo tuoi ma anche di altri.
D'ora
in poi saranno anche i miei. Te ne ringrazio!
Nicola
Fano